29 agosto 2008

Honda FCX Clarity è sulle strade. È la prima auto ad idrogeno con celle a combustibile.



Honda FCX Clarity, la prima auto ad idrogeno con celle a combustibile, è finalmente sulle strade. Trattasi di un automobile ad emissioni zero progettata dagli ingegneri di Honda senza rifarsi ad alcun modello di autovettura precedentemente esistente (come invece è accaduto con la BMW Hydrogen 7). Sono stati quindi messi da parte i classici canoni di progettazione, per creare qualcosa di veramente nuovo dal nulla. Risultato: dal suo tubo di scappamento escono solo vapore acqueo e calore, proprio lo stesso che si forma quando si fa una doccia calda.

Il rifornimento si fa con l'idrogeno che la cella a combustibile utilizzerà per creare una corrente elettrica, la quale andrà ad alimentare l'efficiente motore elettrico. Con un pieno si immettono nel serbatoio 4 kg di idrogeno con i quali si possono percorrere fino a 450 km. Guarda l'animazione sul funzionamento di Honda FCX Clarity.

È possibile riempire il serbatoio della vettura presso i distributori di idrogeno presenti sul territorio sudcaliforniano, sul quale l'auto circolerà inizialmente, e prossimamente a casa propria. Honda sta infatti sviluppando un sistema per creare l'idrogeno in casa, denominato Centrale Energetica Domestica (Home Energy Station) che di fatto rifornirà la vettura direttamente in garage mentre erogherà energia per la propria abitazione. Scopri Honda Home Energy Station.

L'automobile NON è un prototipo, si tratta di una vettura collaudata e circolante su strada. I problemi di sicurezza legati all'idrogeno, decantati da molti sostenitori del petrolio, sono stati risolti. Ad esempio, In caso di collisione, viene creato il black-out delle linee ad alta tensione che, quindi, vengono elettricamente isolate in modo automatico. Ulteriori informazioni sulla sicurezza dell'impianto ad idrogeno (in lingua inglese).

Il sito della Honda FCX Clarity propone foto degli esterni e foto degli interni, mentre nella sezione video sono presenti alcune dimostrazioni e lo spot televisivo, in cui è stata riprodotta una sparatoria... acquatica.

Come anticipato, la vettura verrà inizialmente venduta solo in California, lo stato americano che grazie al suo governatore Arnold Schwarzenegger (sì, proprio Terminator...) gode di una linea politica orientata alla salvaguardia dell'ambiente.
Una ristretta cerchia di cittadini potrà averla in leasing a fronte di un pagamento mensile di 600,00 $ per tre anni, per un versamento complessivo di 21.600 $. I primi acquirenti sono stati Ron Yerxa and Annette Ballester (foto).
Da notare che al termine del leasing non è possibile acquistare la vettura (opzione d'acquisto). Il costo reale della vettura è infatti molto più elevato (si stima intorno ai 200.000 $) per via della scarsa economicità delle celle a combustibile, il cui costo verrà drasticamente abbattuto dal momento in cui verranno prodotte in serie.

Distributori di idrogeno stanno iniziando a sorgere, timidamente, in giro per il mondo. Oltre a quelli disponibili in California del sud, ne sono sorti alcuni in giro per l'Europa e in Italia, in Toscana (AGIP Grecciano), in Lombardia (Mantova), nel Lazio (Roma), in Puglia, mentre l'autostrada A22 (Modena - Brennero) sarà attrezzata entro il 2010.

Consiglio inoltre la lettura del post Produrre idrogeno come fanno le piante, ora si può, in cui ho parlato del gruppo di ricercatori che è riuscito a ricreare in laboratorio una specie di fotosintesi clorofilliana.

Nota: la tecnologia è nuova, ma odora di molti anni di reclusione nel cassetto di qualche magnate del petrolio. Beppe Grillo ne dimostrò la fattibilità già nel 1995 mettendo sul palco di un suo spettacolo un furgoncino ad idrogeno e facendo i fumenti per il raffreddore dal tubo di scappamento (video), con tanto di Vicks Vaporub, a riprova del fatto che dal tubo di scappamento esce unicamente vapore acqueo. Lo spettacolo venne trasmesso televisivamente su Telepiù. Fu una delle ultime apparizioni TV di Beppe Grillo. Coincidenza?

26 agosto 2008

Italia prima negli sprechi d'acqua - ecco come migliorare



Su Ecoblog.it leggo il post Italiani grandi consumatori d'acqua ed apprendo quanto segue:

Quotidianamente circa il 28% (8 litri) finisce nello sciacquone del bagno; Il 23% dell'acqua è usato per pulizie personali (bagno, doccia, denti e mani); il 14% per lavaggio (vestiti, biancheria, piatti e pentole); il 14% nelle annaffiature; il 13% per usi di cucina (cottura); l’8% in perdite di impianti.
Ecco allora alcune regole e alcune buone abitudini da seguire.


REGOLE PER IL RISPARMIO IDRICO

Riduci il getto d'acqua

Qualunque cosa tu debba fare, dal lavaggio dei piatti a quello personale, se non ti serve tutta la potenza del getto d’acqua, aprilo solo a metà!

Non lasciare scorrere acqua pulita

La regola generale è che l'acqua pulita che finisce nello scarico è uno spreco.

Non temere di aprire e chiudere il rubinetto più volte nel giro di un minuto, o di raccogliere l'acqua pulita dentro un recipiente.

Vedi la sezione BUONE ABITUDINI più in basso in questo post.

Lava piatti e vestiti a pieno carico

Usa la lavastoviglie e la lavatrice solo a pieno carico.

Se questi elettrodomestici sono vecchi, quindi di bassa classe energetica, valuta di cambiarli con gli equivalenti di classe A. Il tuo investimento verrà ripagato nel tempo con i risparmi sulla bolletta.

Risparmia anche quando non sei a casa tua

La scusa "tanto non pago io" non è sufficiente per non essere responsabili. Risparmia acqua anche in ufficio, e quando sei in vacanza. Una persona cosciente, è diligente anche quando il risparmio non si riflette direttamente sul tuo portafogli.


BUONE ABITUDINI

Quando ti lavi i DENTI

Apri l'acqua solo quando lo spazzolino è sotto il rubinetto, poi richiudilo. Sì, ogni volta. Altrimenti l'altra mano a che ti serve?

Quando fai la DOCCIA CALDA

L'acqua esce subito calda dalla tua doccia? Se non è così, recupera l'acqua fredda in un recipiente! Ti stupirai di quanta ne esce.

Puoi raccoglierla:
  • in una pentola vuota, poi cuocerci la pasta;
  • in un secchio, poi lavarci i pavimenti, o i vestiti, o raderti, o se proprio non ti serve, fare le veci dello sciacquone del WC
Non dimenticare di chiudere l'acqua della doccia mentre ti insaponi.

Quando lavi i PIATTI

Quando lavi i piatti, usa una bacinella per raccogliere l'acqua calda e utilizzala per lavare tutti i piatti.

Poi, risciacqua pure con l'acqua corrente (fredda), magari "a cascata", riducendo il getto d'acqua.

Se hai abbastanza piatti da riempire la lavastoviglie, usarla potrebbe essere conveniente.

Quando tiri lo SCIACQUONE

Quando tiri lo sciacquone, raramente serve tutta l'acqua in esso contenuta. Chiudi l'acqua con lo "stop" appena è stata versata acqua a sufficienza.

Se la tua cassetta del WC non ti permette di farlo, valuta di cambiarla con una di questo tipo. Il tuo investimento verrà ripagato nel tempo con i risparmi sulla bolletta.

L'addio di Antonio Padellaro

Riporto l'editoriale di Antonio Padellaro, ex direttore dell'Unità.

Scrivo il mio ultimo articolo da direttore de l’Unità.
Da lunedì prossimo - così ha deciso la proprietà e così annuncia il comunicato dell’azienda - a dirigere questo giornale sarà Concita De Gregorio a cui rivolgo auguri sinceri di buon lavoro. Scrivo il mio articolo più difficile perché difficile è separare l’emozione che provo rivolgendomi per l’ultima volta a voi cari lettori dalla riflessione necessaria, nell’atto del commiato, su questi miei sette anni e mezzo qui a l’Unità.
***
Mi considero un giornalista fortunato. Ho lavorato in grandi testate e con grandi direttori da cui ho cercato di imparare tutto ciò che l’amore per questo mestiere, da solo, non poteva insegnarmi. Ma è stato l’ultimo mio direttore, Furio Colombo, a farmi comprendere quale e quanta straordinaria energia possa scaturire dall’eccellente uso della parola scritta quando essa si sposa alla limpida passione civile, al coraggio delle proprie idee, alla difesa delle ragioni dei lettori sopra ogni altra cosa.
Risorta il 28 marzo 2001 dalle proprie ceneri quando per tutti era ormai spacciata, l’Unità di questi anni è stata, ed è, assai più di un semplice quotidiano, frutto del contributo di molti. L’intuizione di Alessandro Dalai. Il coraggio di un pugno di imprenditori capitanati da Marialina Marcucci e Giancarlo Giglio. La dedizione dell’amministratore delegato Giorgio Poidomani. Intorno, un quadro economico precario caratterizzato dalla scarsezza di introiti pubblicitari, vera pietra al collo per un quotidiano costretto ogni giorno a misurarsi con dei colossi editoriali. Ma, sopra tutto, l’orgoglio e la tenacia di una redazione impegnata ogni giorno a difendere la storia e il prestigio del proprio giornale. Sì, il giornale fondato da Antonio Gramsci la cui direzione ha rappresentato per chi scrive un punto d’arrivo. Un privilegio. L’ho condiviso con tanti. Vorrei citarli tutti. Li rappresentano al meglio Pietro Spataro, vicedirettore vicario, e Rinaldo Gianola, vicedirettore a Milano. Con Luca Landò e Paolo Branca. Grandi professionisti e uomini veri.
Il risultato di questa felice combinazione umana e professionale è il giornale «politico» più venduto in Europa. Una media giornaliera di 48mila copie certificate nei primi sette mesi del 2008 (certo, meno delle 60mila vendute nel 2002; certo, più delle zero copie da cui eravamo ripartiti). Una platea giornaliera di 274mila lettori effettivi (dati Audipress 2008). Un giornale dalla forte identità e dall’innegabile peso politico. l’Unità si può amare o avversare ma tutti sanno che giornale è, quali idee esprime, quali valori difende, contro cosa e contro chi irriducibilmente si batte. È strano che, oggi, nel gran discutere che si fa sull’assenza di opinione pubblica in Italia e sul «vuoto di senso e di memoria» giustamente denunciato da eminenti leader democratici si dimentichi quanta opinione di un pubblico affezionato e appassionato abbia intorno a sé il giornale che state sfogliando.
Chi fa quotidianamente l’Unità, chi la impagina, chi la pubblica sa bene chi sono i suoi lettori.

Sono quelli che incontra alle Feste che io continuerò a chiamare dell’Unità. Quelli che ci stringono la mano e ci chiedono di andare avanti, di non lasciarli soli e di continuare a scrivere ciò che scriviamo.
Sono convinto che l’Unità che verrà sarà almeno altrettanto forte e almeno altrettanto apprezzata. Lo auguro di cuore ai colleghi e ai tanti amici che lascio e con i quali ho condiviso una straordinaria esperienza. E lo auguro a Renato Soru che ha il merito di aver creduto nel valore e nelle potenzialità di un giornale difficile e però unico.
Ma io ancora per un giorno sono il direttore di questa Unità, e ancora per un giorno ne canterò le lodi.
* * *
Tre fotografie porterò con me.
Nella prima, c’è il premier più ricco e più potente che mostra al suo pubblico e alle sue tv un giornale dalla inconfondibile striscia rossa e lo indica come il “nemico”. Un giornale perciò da «dismettere», come ha chiesto e preteso nella sua prima dichiarazione dopo il trionfo elettorale dello scorso 13 aprile. Che il premier più ricco e più potente, sul cui impero dell’informazione non tramonta mai il sole, non sia riuscito a domare questo piccolo grande giornale è motivo di orgoglio per tutti coloro che, ancora, sono riusciti a non farsi dismettere.
Ai tanti smemorati (anche nel campo a noi vicino) vorrei rammentare l’insostituibile funzione che l’Unità ha avuto, appena rinata, negli anni più duri dell’opposizione al secondo governo Berlusconi. Su queste colonne si è ritrovato un gruppo di firme coraggiose e autorevoli, provenienti dalle più diverse culture politiche. Dalle sponde più moderate a quelle più di sinistra ma che su questioni fondamentali, come la difesa della legalità e della Costituzione, hanno saputo parlare lo stesso linguaggio del lettorato ed elettorato riferimento naturale dell’Unità: quello dei Democratici di sinistra prima e del Pd poi. Il nome che li rappresenta tutti è quello di Paolo Sylos Labini, un grande uomo libero che aveva fatto suo, e nostro, il manifesto di Daniel Defoe: «Ho visto gente mettersi in combutta per distruggere la proprietà, corrompere le leggi, invadere il governo, traviare le persone e, per dirla in breve, schiavizzare e intrappolare la nazione; e allora ho gridato: “Al Fuoco”». Erede di questa cultura libera e liberale non a caso Marco Travaglio, con noi fin dall’inizio, è diventato un beniamino dei lettori.
Nell’aprile del 2006 pensammo che il fuoco fosse domato e la battaglia vinta. Salutando la vittoria di Romano Prodi titolammo: «Berlusconi addio». Ci sbagliavamo. Ma nessuno in quel momento poteva immaginare con quale grado di autolesionismo si sarebbe gettata alle ortiche l’occasione storica di sottrarre il nostro paese al dominio di una satrapia e restituirlo al novero delle democrazie occidentali. Per questo obiettivo continuerò, continueremo a fare i giornalisti.
l’Unità di questi anni ha cercato di mantenere un difficile punto di equilibrio nell’agitato mare del centrosinistra e ora del Pd. Rispetto e considerazione per l’appartenenza politica della maggior parte dei nostri lettori. Senza indulgenze o ammiccamenti. In piena libertà di stampa. Sempre pronti a castigare ridendo i nostri cari leader. Lo Staino quotidiano e il molto irriverente M sono lì a dimostrarlo.
* * *
La seconda istantanea è la prima pagina dell’Unità listata a lutto, con una moltitudine di nomi e di storie. I nomi e le storie dell’immensa e continua strage sul lavoro, vergogna nazionale.
Solo chi non ha mai letto veramente l’Unità può sostenere che il nostro sia stato, e sia il giornale di un antiberlusconismo pregiudiziale e fine a se stesso. Il pregiudizio è di chi ha preferito non vedere i danni prodotti dalla cultura padronale e reazionaria scaturita dai governi della destra. A questi attacchi, spesso di stampo fascista e razzista l’Unità, giornale del lavoro, dei diritti civili e dei diritti di libertà ha risposto, ogni giorno, colpo su colpo.
* * *
La terza immagine che porto con me è quella di Ingrid Betancourt finalmente libera. E non dimenticherò quanto mi hanno detto poche settimane fa a Roma la madre e la sorella della donna che l’Unità, raccogliendo migliaia di firme, ha proposto per il Nobel per la pace: «Grazie al vostro grande giornale».

Finisce qui. Il direttore di questo grande giornale si congeda. Grazie Unità.

L'Unità: le cose che non si dovevano dire

Il direttore de L'Unità è stato cambiato (cacciato), per volontà di Veltroni. Lo spiega bene Marco Travaglio in Le cose che non si dovevano dire, sul suo blog.

Stando a quanto scrive Travaglio, ho appreso che mi sbagliavo sul conto de L'Unità: è stato (e speriamo continui ad essere) un giornale davvero libero.

Critiche sul cambio di direttore:

Poi l'intervista di Walter Veltroni al Corriere della Sera che, all’indomani dell’acquisto dell’Unità da parte di Renato Soru, auspicava un “direttore donna”, cioè il licenziamento di Padellaro (che purtroppo è maschio). Lì s’è avvertita la prima, violenta rottura: non è usuale che un segretario di partito licenzi un direttore di giornale e indichi le caratteristiche del successore, specie se quel giornale non appartiene né a lui nè al suo partito. Se, nell’autunno del 2002, pur provenendo da tutt’altra storia e tradizione, accettai con gioia la proposta di Colombo e Padellaro, mediata dal comune amico Claudio Rinaldi, di collaborare all’Unità con una rubrica quotidiana, fu proprio perché l’Unità non era più un giornale di partito, ma un giornale libero, che rispondeva soltanto ai suoi editori, direttori e lettori. Infatti in questi sei anni mi sono sentito libero di scrivere in assoluta autonomia, senza mai subire le benchè minima censura. Ora quel fatto da troppi trascurato - l’intervista di Veltroni - comporta una svolta non da poco, un peccato originale destinato inevitabilmente a incombere sul futuro.
E l'elogio a l'Unità:
Nell’Agenda Unica del Pensiero Unico del Padrone Unico, mentre la gran parte dell’opposizione dialogava o andava a rimorchio, l’Unità ha continuato a proporre pervicacemente un’altra agenda, un altro pensiero, un altro vocabolario. A dire le cose che, altrove, non si possono dire e a vedere le cose che, altrove, si preferisce non vedere. Nel paese dove, come ha detto efficacemente Gianrico Carofiglio all’Espresso, “da 15 anni Berlusconi è il padrone delle parole della politica”, perché “ha scelto lui i nomi con cui chiamare le cose e gli argomenti”, l’Unità portava ogni giorno in prima pagina altre parole, continuando ostinatamente a chiamare le cose col loro nome, non con gli pseudonimi berlusconiani e dunque “riformisti”: su questa Unità la guerra è guerra, non missione di pace; il separatismo è separatismo, non federalismo fiscale; il razzismo è razzismo, non sicurezza; il monologo è monologo, non dialogo; l’inciucio è inciucio, non riformismo; il regime è regime, non governo di destra con cui dialogare; i mafiosi sono mafiosi e i corrotti corrotti, non vittime del giustizialismo; i processi sono processi, non guerra tra giustizia e politica; le leggi incostituzionali sono leggi incostituzionali, non risposte eccessive a problemi reali; Mangano era un mafioso e chi lo beatifica non “fa una gaffe”: è come lui.
Meno male che ci sono ancora giornalisti come Marco Travaglio, e giornali che lo fanno scrivere. Speriamo che questi ultimi continuino ad esserci. Anche se tutti i colleghi del calibro di Travaglio sono già stato relegati al mondo virtuale dei blog e dell'informazione su internet.

22 agosto 2008

La nicotina e le api

Segnalo La nicotina e la morte delle api sul blog di Beppe Grillo.

Un estratto:
Albert Einstein disse: "Se l’ape scomparisse, all'uomo resterebbero quattro anni di vita".

Le api producono miele, pere, mele, pomodori, trifoglio, erba medica, latte, carne. Trasportano il polline e trasformano il mondo in cibo. Le api, un bioindicatore dell’ambiente, sono una specie a rischio. Oggi loro, domani noi.

Il Guardian nell’articolo “Honeybee deaths reaching crisis point” riporta che un terzo dei 240.000 alveari britannici è scomparso durante l’inverno e la primavera. Il ministro inglese Rooker ha dichiarato che, se non cambierà nulla, entro dieci anni non ci sarà più un’ape nell’isola. Le api contribuiscono all’economia britannica per 165 milioni di sterline all’anno per la produzione di frutta e verdura. Oltre al miele naturalmente.

La Honey Association prevede che il miele locale sarà finito in Gran Bretagna entro Natale. Riapparirà sulle tavole soltanto nell’estate del 2009.

La crisi è mondiale. Il maggior produttore di miele è l’Argentina che ha ridotto del 27% le sue 75.000 tonnellate annue. Negli Stati Uniti (-25% degli alveari nel 2008) e nel resto del mondo le api ci stanno lasciando. In Italia è una strage. Nel 2007 sono morte il 50% delle api, persi 200.000 alveari e 250 milioni di euro nel settore agricolo.

Ma non è una priorità. Gli inutili soldati nelle strade, il bavaglio alla Giustizia con la separazione delle carriere, le impronte ai bambini Rom, il lodo Alfano per la messa in sicurezza della banda dei quattro, gli inceneritori della Impregilo. Queste sono priorità!

Perché le api muoiono? Per l’ambiente, il clima, la varoa (un acaro), i pascoli trasformati in coltivazioni di soia per i biocarburanti, per i pesticidi, l’inquinamento dei corsi d’acqua. Gli alveari si spopolano per il fenomeno del CCD (Colony Collapse Disorder) perché la razza umana sta avvelenando il mondo.

Qualcosa in Italia si può fare e subito. Vietare l’uso dei pesticidi nicotinoidi. In Francia lo hanno già fatto. Sulle api hanno l’effetto della nicotina. Gli fanno perdere il senso dell’orientamento, non riescono a ritornare nell’alveare e muoiono.
Chi usa o produce un pesticida nicotiniode mette a rischio, oltre alle api, anche la nostra sopravvivenza. Datemi una mano, inserite nei commenti di questo post informazioni sui produttori, sugli utilizzatori, sulle conseguenze sull’ambiente.
Chi avvelena un’ape, avvelena anche te.
Approfondimenti:

Quando i petrolieri pensano alle rinnovabili




Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, noto per l'impronta ecologica che sta imprimendo alla città, vuole installare alcuni aerogeneratori a New York. Per fare questo, si è rivolto al miliardario T. Boone Pickens, barone del petrolio, che sta iniziando a costruire il più grande parco eolico in Texas.

Proprio così, T. Boone Pickens, autore del libro intitolato "Il primo miliardo il più difficile" (mia traduzione di "The first billion is the harder"), occupatosi di petrolio per tutta la sua carriera, si sta dedicando alle energie rinnovabili.

Si legge sul sito di Mr. Boone:


T. Boone Pickens propone un piano energetico per l'America

Un messaggio critico da T. Boone Pickens: "L'America è in un buco e sta diventando ogni giorno più profondo. Importiamo il 70 per cento del nostro petrolio ad un costo di $ 700 miliardi di dollari l'anno - quattro volte il costo annuale della guerra in Iraq. Sono stato un uomo del petrolio tutta la mia vita, ma questa è un'emergenza di cui non saremo in grado trovare una via d'uscita.

Ma se creiamo una nuova rete di fonti di energia rinnovabile, siamo in grado di spezzare la nostra dipendenza dal petrolio estero. Il 20 gennaio 2009, un nuovo presidente giurerà. Se siamo organizzati, siamo in grado di convincere il Congresso a fare grandi cambiamenti verso risorse energetiche più pulite, meno costose e nazionali. Per ottenere questo, ho bisogno del vostro aiuto. Controllate il piano. Se pensate che valga la pena lottare per questo, ti invitiamo a prendere parte al nostro impegno, e incoraggiare tutti i tuoi conoscenti a fare lo stesso."


No, non voglio convincervi a dare dei soldi al miliardario, solamente a riflettere.

Che sia un segnale inequivocabile che di petrolio non ce ne sarà ancora per molto. Che il picco del petrolio sia stato finalmente superato?

Per ulteriori informazioni sul piano di Mr. Pickens, il sito è pickensplan.com.

Produrre idrogeno (anche per le auto) come fanno le piante. Ora si può.



Apprendo da Ecoblog che all'università di Monash, in Australia, sono riusciti a produrre in laboratorio la fotosintesi clorofiliana.

Da Wikipedia:

La fotosintesi clorofilliana è l'insieme delle reazioni durante le quali le piante verdi producono sostanze organiche a partire da CO2 e dall'acqua, in presenza di luce. Mediante la clorofilla, l'energia solare (luce) viene trasformata in una forma di energia chimica utilizzabile dagli organismi vegetali per la propria sussistenza.
Googlando "Monash fotosintesi" scopro un ANSA del 18 agosto 2008:
(ANSA) - ROMA - Per la prima volta e' stato riprodotto in laboratorio il processo con cui le piante immagazzinano energia.

Il gruppo dell'università australiana Monash, guidato da Leone Spiccia, ha riprodotto in laboratorio la fotosintesi clorofilliana usando la luce del sole per scindere l'acqua in idrogeno e ossigeno, proprio come succede nelle piante.

"La ricerca è importante perché - ha dichiarato Spiccia - potrebbe rivoluzionare il settore delle energie rinnovabili, rendendo l'idrogeno, il biocombustibile del futuro, meno costoso e più facile da produrre su scala commerciale".

Il team di esperti ha ricreato in laboratorio elementi e meccanismi della vita vegetale, sviluppando un sistema composto da un rivestimento in polimeri impregnato con un complesso di molecole (cluster) di manganese, sostanza essenziale per sostenere la fotosintesi nelle piante che utilizzano acqua, anidride carbonica e luce solare per sviluppare carboidrati e idrogeno.

I chimici hanno messo a punto del manganese preparato in laboratorio (stabilizzandolo con la membrana di polimeri) e lo hanno esposto alla luce del sole, a un potenziale elettrico di 1,2 volt e all'acqua.

"L'uomo e' stato in grado di dividere l'acqua in idrogeno e ossigeno per anni, ma noi lo abbiamo fatto per la prima volta utilizzando solo la luce del sole, un potenziale elettrico e del manganese", ha dichiarato Spiccia.

Il catalizzatore di assemblaggio e' rimasto attivo dopo tre giorni di uso continuo, ma ha dichiarato il professore, "l'efficienza del sistema, che ha comunque un enorme potenziale, deve essere ancora migliorata".
Per approfondire:

19 agosto 2008

La vera informazione



Oltre alle ANSA, Italia dall'Estero e al Blog di Beppe Grillo, oramai anche Voglio Scendere, blog redatto da Marco Travaglio, Peter Gomez e Pino Corrias, è entrato a far parte dei siti d'informazione nazionale che leggo (quasi) quotidianamente.

Se non lo leggi ancora con frequenza giornaliera, ti consiglio di farlo abbonandoti (gratuitamente) al feed RSS di Voglio Scendere. Avrete in cambio una visione quotidiana, chiara, concisa e documentata di quanto succede in Italia, giorno dopo giorno.

13 agosto 2008

E se Del Turco fosse colpevole?

Segnalo Arresti di prima classe una bella riflessione di Marco Travaglio sull'ineguaglianza del trattamento mediatico tra presunti colpevoli VIP e presunti colpevoli comuni cittadini.

11 agosto 2008

EcoDrive /2 - by FIAT e Microsoft




A parziale integrazione del mio precedente post, cercando su Google ho scoperto che EcoDrive è anche il nome di un sistema di risparmio carburante messo a punto da Microsoft e FIAT, per verificare l'impronta ecologica del proprio stile di guida.

L'auto memorizza i dati su chiavetta USB, che poi scaricano sul PC, si riceve una valutazione in centesimi del proprio stile di guida, e si può anche competere chiedendo di essere immessi in una classifica di quartiere, cittadina, regionale, nazionale, mondiale!

Per saperne di più:

PS: Voi ne avevate mai sentito parlare in Italia? Io no. Che ci sia solo sulle FIAT americane? Non me ne stupirei.

EcoDrive, come guidare l'auto in modo eco, nomico e logico.

Bastano alcune lievi modifiche al nostro abituale modo di guidare e un po' d'attenzione per evitare qualche pieno di benzina!

Adottando questa tecnica il consumo di carburante si riduce del 10-15% senza diminuire la velocità, si riduce l'usura del motore e si preserva l'ambiente.

"EcoDrive" è il termine inglese utilizzato anche da noi per indicare uno stile di guida su strada sicuro, economico, a basso impatto ambientale e a basso consumo di carburante.

Alcune regole dell'EcoDrive (a cura di Citroen Italia):

  • Avviate il motore del veicolo senza premere il pedale dell'acceleratore.
  • Dopo averlo avviato, non fate riscaldare il motore, ma mettetevi subito in marcia. In tal modo il motore raggiunge più rapidamente la sua temperatura d'esercizio.
  • Dopo aver avviato il veicolo in prima, e passate al più presto alle marce superiori fino a raggiungere la velocità desiderata (i motori dell'ultima generazione sono più elastici e girano a bassi regimi senza problemi). Potete inserire la quinta marcia anche nel traffico cittadino.
  • Cambiate subito marcia verso l'alto (al massimo a 2500 giri/min.) ma ritardate lo scalare verso il basso.
  • Guidate in modo previdente e rilassato.
  • Evitate brusche frenate ed energiche accelerazioni se non sono necessarie.
  • Cercate di mantenere una velocità possibilmente costante.
  • Mantenete il motore a bassi regimi.
  • Per frenare il veicolo utilizzate spesso l'effetto frenante del motore. In rilascio si elimina l'afflusso di carburante, mentre un motore in folle continua a consumare carburante.
  • Se dovete sostare a lungo, per esempio nei passaggi a livello oppure davanti a semafori rossi che durano a lungo, spegnete il motore.
  • Programmate in anticipo i vostri viaggi e rinunciate a superflui tragitti brevi. Altrimenti il motore del veicolo non raggiunge la sua temperatura d'esercizio e consuma un'eccessiva quantità di carburante.
  • Utilizzare il climatizzatore solo se necessario, questo aumenta del 20% il consumo del carburante e riduce eventuali perdite di HFC.
  • Controllare la pressione dei pneumatici ogni 5 pieni; minore è la pressione e più si consumano carburante e pneumatici.
  • Evitare di trasportare peso inutile e di modificare l'aerodinamicità del veicolo.
  • Acquistate veicoli a bassa emissione (sulle pubblicità spesso si leggono, in piccolo, i dati su consumi e anche su emissioni di CO2).
  • Fate la manutenzione periodica alla vostra vettura.
Via Lifegate

Aggiungo io:
  • per i tragitti brevi non usate la macchina, usate la bicicletta!
  • per i tragitti medi e con un singolo passeggero usate, se ne possedete uno, lo scooter! :)
Buon EcoDrive a tutti.

Riduci i consumi del PC: risparmia denaro e rispetta l'ambiente



Parte della campagna ambiente di Microsoft include il download del software Edison, un software che consente di impostare il vostro computer per risparmiare energia, semplicemente spostando una barra orizzontale.

Ecco come funziona: quanto più si sposta la barra verso "Save more", tanto più si risparmia. Immediatamente il software mostra il risparmio, su scala annuale, espresso in euro, kWh (kilowattora) e in CO2 (non) immessa nell'atmosfera.

Volendo affinare le cose: si possono impostare l'orario lavorativo e quello non lavorativo, ed impostare due livelli diversi di risparmio energetico per le due fascie orarie.

Scaricare, installare e configurare il software è facile e gratuito.

Ecco inoltre i 10 consigli per risparmiare con il Pc secondo Climate Savers Computing Initiative

  1. Non utilizzare uno screen saver. Gli screen saver non sono necessari sui monitor moderni e alcuni studi hanno dimostrato che consumano addirittura più energia di quanta non ne consumerebbe un monitor che si oscura quando non è in uso.
  2. Stai comprando un nuovo computer? Nell’acquistare il tuo PC e il tuo monitor fai dell’efficienza energetica la tua priorità.
  3. Controlla che ci sia l’etichetta ENERGY STAR oppure sfoglia il catalogo dei prodotti Climate Savers Computing.
  4. Riduci le impostazioni di luminosità del tuo monitor. L’impostazione di luminosità massima di un monitor consuma il doppio dell’energia utilizzata per l’impostazione minima.
  5. Spegni le periferiche come stampanti, scanner e diffusori audio quando non le utilizzi.
  6. Combatti l’energia nascosta: collega tutte le apparecchiature elettroniche in una sola ciabatta e spegnila quando hai finito di usare il computer.
  7. Utilizza un computer portatile invece di un desktop. I computer portatili consumano meno energia dei desktop.
  8. Chiudi le applicazioni che non usi e spegni il monitor quando non lo utilizzi.
  9. Utilizza un rilevatore di energia per scoprire quanta energia consuma effettivamente il tuo computer e per calcolare il risparmio effettivo.
  10. Stabilisci più combinazioni di risparmio energetico in base ai diversi modelli di utilizzo. Ad esempio, è possibile creare una combinazione per la riproduzione dei CD musicali che disattiva il disco fisso e il monitor immediatamente, ma senza mai far entrare il sistema in standby.
Buon risparmio!

Mese senza plastica

La giornalista inglese della BBC Christine Jeavans ha deciso di vivere per un mese senza acquistare o utilizzare plastica. Ed ha aperto un blog in cui, ogni giorno, descrive le sue (numerose) difficoltà: Month Without Plastic.